Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Per chi vuole conoscere meglio Milano

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2015 16:17
27/08/2010 17:24
 
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Metrò, cantieri per la linea 5
I lavori dal Monumentale a San Siro. Modifiche alla viabilità, le auto deviate sull'asse di corso Sempione

A metà settembre sarà assegnato l'appalto per la linea 4 da Lorenteggio a Linate

Una delle tue «talpe meccaniche» usate per lo scavo (Ansa)
MILANO - La trincea è segnata in rosso, sulle mappe, una linea spezzata che unisce il Monumentale a San Siro, taglia le strade, mura i flussi di traffico: «Questa è la terra, potete iniziare a scavare». Il Comune ha formalizzato a cavallo di ferragosto la consegna delle prime aree da bucare al consorzio M5. Il cantiere della nuova linea metropolitana parte, a giorni, con otto mesi di ritardo sulle tabelle Expo: «Procederemo a velocità doppia per rispettare i contratti», chiarisce l'amministratore delegato del gruppo, Giuseppe Nardi. Sono cinque anni di scavi. La base logistica insediata al Vigorelli. Due talpe meccaniche interrate nel piazzale del cimitero e una seconda coppia nel parcheggio dei tifosi ospiti di fronte allo stadio, in via Harar: saranno accese assieme e si andranno incontro, per fare prima. Oltre 500 operai dovranno tirare 7 chilometri di galleria e costruire 10 stazioni. L'inaugurazione è fissata al 15 aprile 2015, vigilia di grande evento: «Se ce la faremo? Dobbiamo».

Il secondo lotto della linea 5 è una delle opere strategiche inserite nel dossier di candidatura Expo. Il Comune ha affidato l'operazione a Metro 5 spa, già concessionaria per la realizzazione e la gestione in project financing della prima tratta Bignami-Garibaldi - 5,6 chilometri e nove fermate - quasi completata e in esercizio dalla primavera 2011 (escluso l'interscambio di Garibaldi, in funzione dal 2012). «A pieno regime - spiegano i tecnici - i treni potranno trasportare fino a 96 milioni di passeggeri l'anno». Ma di qui al 2015 potranno solo congestionare il traffico di San Siro, del Sempione, della Fiera: «Le deviazioni sono state già state concordate col Comune - precisa Nardi -. Vogliamo creare meno disagi possibili ai milanesi». Il 1° settembre, a Palazzo Marino, si riunirà la task force del progetto, la squadra investita del ruolo più delicato: gestire la comunicazione, informare i cittadini, arginare le proteste. Evitare il caos.

È passato quasi un anno dallo stanziamento dei fondi: la delibera del Cipe risale al 6 novembre 2009. Il Comune s'è tutelato, ha preferito aspettare l'approvazione della Corte dei Conti, a maggio; il 31 luglio ha chiuso il contenzioso con M5 sul primo lotto e il 12 agosto ha certificato la consegna delle aree. Il secondo ramo della linea 5 è un affare da oltre 900 milioni di euro, così suddiviso: 391 milioni dello Stato, 83 del Comune e il resto dei privati. Le opere preliminari partiranno a giorni e dureranno un paio di mesi: si va dall'insediamento degli uffici al Vigorelli all'eliminazione di cavi e tubi dal sottosuolo del Monumentale e del Meazza, alla presentazione dei piani per la sicurezza. Nel frattempo, Palazzo Marino e concessionario firmeranno i contratti per le altre zone interessate dagli scavi.

Uno dopo l'altro, il Comune affiderà ad M5 i pezzi di città su cui alzare le nuove stazioni: via Cenisio, piazza Gerusalemme, largo Domodossola, ex Fiera, Portello, piazzale Lotto, piazzale Segesta e piazza Esquilino. Il nodo più delicato sarà all'ex Fiera, nel cantiere dei grattacieli CityLife: i lavori per la fermata Tre Torri saranno «inscatolati» per non interferire con la realizzazione dei palazzi disegnati dagli archistar Libeskind, Hadid e Isozaki. «Mano a mano che le talpe avanzeranno sulla linea - spiega Nardi - dovranno incontrare le stazioni finite». Un solo progetto, due filiere indipendenti. In Comune la mettono così: «Non si può sgarrare di un solo giorno». I tempi sono strettissimi.

Ma il futuro della linea 4 è ancora più incerto. La gara tra i consorzi privati è chiusa, le buste saranno aperte verso la metà di settembre e l'obiettivo annunciato dell'amministrazione è «aggiudicare i lavori entro Natale». Ma resta ancora sospesa la questione dei fondi comunali da versare nell'infrastruttura: la giunta Moratti ha già speso il maxidividendo Sea (vincolato fin dall'epoca Albertini) per riacquistare le obbligazioni A2A e blindare il controllo del gruppo. Tradotto: servirebbe una deroga al Patto di stabilità per consentire al Comune di investire risorse nei 7,7 chilometri del metrò Lorenteggio-Linate. La richiesta sarà nuovamente perorata dal sindaco, appena possibile, al ministro Tremonti.

Armando Stella
27 agosto 2010

milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_agosto_27/metro-cantieri-linea-cinque-17036483826...
ccc56
27/08/2010 17:28
 
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quartiere giambellino
Milano, la Moratti come Alemanno
"Abbattiamo i quartieri degradati"
Un progetto del Comune come a Roma per Tor Bella Monaca: ricostruire il Giambellino
di ORIANA LISO

Milano, la Moratti come Alemanno "Abbattiamo i quartieri degradati" Case popolari Aler in zona Giambellino

Demolire e ricostruire. A Roma è quello che vuole fare il sindaco Gianni Alemanno nel quartiere di Tor Bella Monaca. A Milano il sindaco Letizia Moratti ammette: «Ci sono situazioni che potrebbero richiedere interventi di questo tipo, le stiamo esaminando con gli assessori competenti». E, anche se subito dopo precisa che «non c’è nessun progetto allo studio, ho solo detto che è una possibilità che non si può escludere», in realtà a Palazzo Marino un progetto si sta già immaginando, e ora la palla è passata ai tecnici.

Sotto la lente finisce un quartiere, quello di Giambellino-Lorenteggio, periferia sud ovest: grandi caseggiati di edilizia popolare fatiscenti o almeno molto bisognosi di recupero, mancanza di mescolanza sociale, degrado dovuto alla piccola criminalità. Insomma, il profilo giusto per finire al centro di un progetto di riqualificazione radicale che preveda, appunto, demolizione e ricostruzione. Che questa idea riguardi il quartiere del Cerutti Gino cantato da Gaber per ora nessuno vuole dirlo, per non far scatenare l’opposizione dei residenti. Spiega però l’assessore allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli: «La provocazione di Alemanno è interessante, chi abita a Milano deve poterlo fare in ambiti che assicurino la dignità del vivere. Per ora stiamo mettendo le basi per dei progetti di demolizione e ricostruzione in aree pubbliche».

Masseroli, artefice del Piano di governo del territorio (Pgt), cita due progetti — “Abitare a Milano” — per realizzare edilizia residenziale in ex aree standard: tra queste c’è anche una zona proprio in via Giambellino. Qui potrebbero essere trasferiti gli abitanti dei casermoni sorti tra gli anni Trenta e Sessanta per far fronte alle ondate migratorie dal Sud Italia, con un progetto a cui partecipano Regione e Fondazione Housing sociale della Cariplo. Spiega l’assessore al Demanio, Gianni Verga: «In alcuni quartieri degradati serve un mix sociale tra edilizia popolare, convenzionata e libera, servizi come quelli per gli anziani o per la mediazione culturale e soluzioni ecologiche che un tempo non erano certo previsti».

A Palazzo Marino, nonostante le rettifiche della Moratti, c’è chi giura che i progetti di Milano sono già in una fase più avanzata rispetto a quelli della Capitale su Tor Bella Monaca. Su questi ieri sono intervenuti la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini — «abbattere e ricostruire non sarebbe uno scandalo» — e il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti: «È una grandissima e giusta sfida, vedremo quale sarà la proposta». Più in generale il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, ha parlato delle periferie «senza volto e anima che generano disagio sociale e povertà» per le quali servirebbe «avviare una grande politica nazionale di recupero».


milano.repubblica.it/cronaca/2010/08/26/news/milano_la_moratti_come_alemanno_abbattiamo_i_quartieri_degradati-...
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27/08/2010 17:30
 
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via imbonati
Moratti rilancia sulla sicurezza
"Ora nuove ordinanze e rigore"
Palazzo Marino ordina il coprifuoco in zona Imbonati. Formigoni: "Non siamo all'emergenza"
di ALESSIA GALLIONE

Moratti rilancia sulla sicurezza "Ora nuove ordinanze e rigore" Controlli della guardia di finanza al Corvetto

RIMINI — Un patto di fine mandato con i suoi assessori. Per decidere l’elenco delle priorità da realizzare da qui alla prossima primavera. Con una rassicurazione: «Dal Museo del Novecento all’allargamento di quello Archeologico fino alle metropolitane, mostreremo alla città tanti progetti a cui abbiamo lavorato in questi anni e che adesso arrivano a maturazione», dice il sindaco Letizia Moratti. Che è pronta, già da domani, a una serie di incontri con tutti i componenti della giunta: dieci giorni per fare i conti con un bilancio terremotato dalla manovra che imporrà comunque tagli e rinunce. E per lanciare le promesse degli ultimi mesi di governo. Con una parola d’ordine già stabilita, però: la sicurezza. Su quello, spiega il sindaco, la linea non cambia. Anzi: «Proseguiamo con la politica del rigore». Chiedendo al governo leggi ancora più severe sul reato di clandestinità. E allargando — dopo il Corvetto toccherà a via Imbonati — la mappa delle ordinanze alle zone periferiche.

Sarà per la presenza in contemporanea al Meeting di Cl del ministro Roberto Maroni, ma la Moratti che arriva a Rimini per parlare di Expo è decisa a difende la logica delle ordinanze e delle regole del coprifuoco. «I risultati ci sono», dice. Anche al Corvetto, dove un vigile è stato aggredito. «Ero stata in quella zona due settimane prima e la nostra polizia locale ha arrestato subito i responsabili». Con il ministro dell’Interno c’è solo un breve saluto, ma il sindaco fa in tempo a ribadire quello che sarà il suo prossimo cavallo di battaglia: «Sicurezza significa politiche che contrastino l’immigrazione clandestina e che favoriscano l’integrazione. Credo che debba essere rafforzato il reato di clandestinità e lo chiederemo al governo: un clandestino che ha altri reati dovrebbe essere espulso subito senza attendere il giudizio». Ma è proprio sul tema sicurezza che il presidente della Regione, Roberto Formigoni, invece, invita alla calma: «È un problema importante, all’ordine del giorno ma non enfatizziamo. Non facciamolo diventare il problema di Milano perché così non è».

E a chi gli chiede un giudizio sulle ordinanze di Palazzo Marino, risponde così: «Non le ho presenti, scusate». È l’opposizione, invece, a non tirarsi indietro. Con il pd Pierfrancesco Majorino a dire che «la linea del rigore del sindaco ha prodotto solo fallimenti. Le ordinanze rendono la città più insicura e buia». Il rush finale è già iniziato. L’ultimo spezzone di mandato per poter presentarsi agli elettori. Far quadrare i conti del bilancio non sarà semplice: nella migliore delle ipotesi, Palazzo Marino dovrà fare a meno di oltre 120 milioni di euro. Anche se Letizia Moratti non sembra preoccupata: «Sarà meno difficile di quanto si pensava».

Ma la campagna elettorale è già iniziata. E, forse non a caso, per applaudire il suo intervento al Meeting, “Casa Letizia”, l’associazione che ha fondato, ha organizzato un pullman con un centinaio di sostenitori in trasferta da Milano. «La campagna la faccio con il lavoro di tutti i giorni», taglia corto lei. E anche su una possibile “incoronazione” di Berlusconi durante la prossima festa del Pdl al Castello, svicola: «Più che ricevere, preferisco dare».


milano.repubblica.it/cronaca/2010/08/25/news/moratti_rilancia_sulla_sicurezza_ora_nuove_ordinanze_e_rigore-...
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27/08/2010 17:38
 
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Expo 2015/ Moratti: Non siamo in ritardo, tempo fino a novembre
Stiamo portando avanti progetti di cooperazione internazionale
postato 2 giorni fa da APCOM

Nessun ritardo nella tabella di marcia per l'organizzazione di Expo 2015. Lo conferma il sindaco di Milano, Letizia Moratti, che ricorda la possibilità di registrare progetti al Bie (Bureau international des expositions) entro il primo novembre. "Per una volta - dice Moratti a margine di un incontro al Meeting di Cl di Rimini - non parliamo di terreni". Rispondendo a chi le chiede sui ritardi dell'organizzazione dell'Expo, il sindaco precisa: "Oggi se avrete pazienza di ascoltare vedrete quanti progetti stiamo concretamente portando avanti. Non ci sono ritardi perché la registrazione al Bie è prevista per regole per novembre e non prima". Il comitato organizzatore, continua il sindaco, "sta già organizzando tanti progetti di cooperazione internazionale".

notizie.virgilio.it/notizie/economia/2010/8_agosto/25/expo_2015_moratti_non_siamo_in_ritardo_tempo_fino_a_novembre,25746...
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27/08/2010 17:41
 
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Expo 2015: patto con Milano su cultura, turismo e trasporti …
Entreremo a pieno titolo in Expo 2015». L'annuncio è arrivato ieri dal sindaco di Mantova Nicola Sodano che a Igea Marina, ospite del sottosegretario alle infrastrutture Mario Mantovani, ha incontrato il sindaco di Milano Letizia Moratti. «Abbiamo stabilito di iniziare una collaborazione sia sul fronte culturale - dice il primo cittadino virgiliano - che su quello turistico. E abbiamo deciso di rivedere il protocollo d'intesa, firmato dalla Moratti e dall'ex sindaco Brioni, per aggiornarlo sulla base dei mutati scenari e renderlo più efficiente. E anche per ampliarlo. Il protocollo prevedrà, infatti, anche accordi sul piano turistico-culturale. Nei prossimi giorni i nostri uffici cominceranno a lavorarci». A Igea Marina con la Moratti vi era anche il direttore di Expo 2015, Fiorenzo Di Pasquale: «Con lui - annuncia Sodano - abbiamo organizzato un appuntamento a Mantova, in settembre, per studiare insieme alcuni percorsi di impegno attinenti all'ambiente e all'agroalimentare, le tematiche dell'Expo». Già a Igea Sodano e la Moratti hanno parlato di cose concrete. «Innanzittutto - dice il sindaco di Mantova - abbiamo deciso di iniziare una collaborazione visto che abbiamo anche un collaboratore comune, Alain Elkann, prossimo presidente del Centro internazionale d'arte e cultura di Palazzo Te e consulente dell'assessorato alla cultura della Moratti. Cercheremo, inoltre, di inserire Mantova nei pacchetti turistici che Milano propone a paesi come Stati Uniti, Russia e Giappone; il Comune milanese lo ha già fatto per Torino e Piacenza e si è detto disponibile a fare altrettanto per noi. Una grossa opportunità per Mantova di intercettare un notevole flusso turistico». Non solo. Con la Moratti si è parlato anche delle croniche difficoltà di collegamento tra Milano e Mantova: «Vorremmo incentivare il collegamento tramite pullman - dice Sodano -. A questo proposito abbiamo deciso di coinvolgere le nostre azienda partecipate del trasporto
pubblico locale, Apam per Mantova e Atm per Milano e studiare un progetto fattibile. Come si vede, noi parliamo di cose concrete». (Sa.Mor.)


gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2010/08/26/news/expo-2015-patto-con-milano-su-cultura-turismo-e-trasporti...
[Modificato da ccc56 27/08/2010 17:42]
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27/08/2010 17:57
 
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dove abitano fuori milano i ricchi??? quello che pensa la gente
Dove abitano i milanesi ricchi?

Mercoledì, 16 Giugno 2010
Guardate un po' qui dove abitano i ricchi italiani tinyurl.com/373lcu8 Milano è al 17 posto ma molti sono i comuni abitati da 'ricchi' in provincia di Milano.

San Donato precede Milano in quanto a reddito e anche qualche comune brianzolo.

Quindi non è vero quello che asserisce qualcuno ovvero che i ricchi vogliono abitare a Milano: amano di più alcuni selezionati comuni dei dintorni, di prima e seconda cintura.

Anche Arcore è tra i 100 comuni con reddito elevato anche se è la seconda casa di chi conoscete e quindi il reddito non è conteggiato ad Arcore ma a Milano.

Mi piacerebbe sapere quanto 'verde' c'è nei comuni indicati nella classifica: secondo me le persone non sono più tanto attratte dalla presenza di mostre, negozi e forse neanche dai Pub o Bar o quant'altro.

È il verde che cerca, se può permetterselo. In realtà è sempre stato così.

Vedano e Lesmo sono a ridosso del Parco di Monza, Montevecchia sapete tutti più o meno come è messa, continuate a scorrere la lista e fate le vostre considerazioni.

Si tratta probabilmente di gente che poi, quando i figli vanno all'università, affitta per loro un appartamento a Milano (o magari lo compra).

San Donato ormai è diventata piu cara di Milano, le nuove costruzioni vanno a 5.000€ al mq.
però è anche un polmone verde, ha un bellissimo parco e una metropolitana.
hai scoperto l'acqua calda; da decenni c'è lo stereotipo del brianzolo col porsche che viene a ballare la sera a milano. Ad arcore e dintorni non ci sono sterminati quartieri popolari, palazzi morosi abitati da tutti fuorchè italiani, è evidente che la media di reddito sia più alta. Ciò non toglie che un attico con piscina in via Gesù a Milano non vale meno di una villa mastodontica in provincia.Anzi.
a Merate, 14.000 abitanti e 16 banche (se le banche fanno a gara per stare in un posto il motivo c'è).Conosco tutta la zona, conosco anche proprietari di villoni.Parecchi sono autoctoni, piccoli imprenditori (oppure figure dirigenziali che lavorano a milano) ma autoctoni.Poi c'è la villa di moratti con campo da calcio regolamentare annesso ma questi sono casi super (ce ne sono un pò).Gente "comune" che ne ha li intorno c'è, ma non lo fanno vedere stile bauscia.
Forse saranno poverelli rispetto ai top ma sempre più facoltosi dell'impiegato con bilocale(anche trilo) di proprietà in centro a milano.
Quanti appartamenti abbia a Milano Berlusconi non so, ma tre ville le ha in Brianza

A Lesmo Villa il Gernetto
Ad Arcore Villa san Martino
A Macherio Villa Belvedere.

So che ne possiede molte altre, ma tre abitazioni così vicine, non le ha da nessuna altra parte.
Magari un motivo ci sarà?
Facevo notare solo che la brianza non è solo popolata da milanesi ricchi.I facoltosi (non straricchi) c'erano già in numero elevato prima,autoctoni.Negli ultimi anni stanno aumentando in numero esponenziale i milanesi che si stanno spostando.
Non solo perchè alcuni non reggono economicamente i costi cittadini delle case ma anche perchè molti ne han piene le ......
Se si sceglie bene (in base alle proprie finanze ovviamente) fuori da milano si vive molto bene.Arrampicata sugli specchi chi sostiene scuse tipo lontananza dai negozi.

Tutta la "fetta" immediatamente adiacente la cerchia dei navigli: da Palestro a c.so Italia è piena di bei palazzi con molti appartamenti niente male... per esempio. Però ha ragione Ettore: anche in posizioni centrali spesso a Milano è davvero lusso solo l'attico: altrimenti ti guardi in cucina mentre mangi (in via Ariosto come al Gratosoglio) o devi blindarti in casa per il rumore (in v.le Majno come in via Lorenteggio), pochissime case hanno doppi ingressi e doppio ascensore, meno ancora accesso diretto ai box auto... ciononostante vengono passate per "prestigiose", "lussuose" cosa possibile solo con chi ha una nozione un pò televisiva, da parvenu di "lusso".
. L'indagine non rivela affatto dove abitano i milanesi ricchi, ma dove si concentra il reddito medio più alto. E, trattandosi di reddito medio, il risultato non fa testo. Milano sarà pure 17mo posto, ma il reddito medio prodotto a Milano lo si deve ad almeno un milione di pendolari, che in quano tali non abitano a Milano. Anzi, dalla statistica si evince forse che a Milano i milanesi che lavoano sono proprio pochini, in quanto un milione di pendolari più 1 milione e 300.000 milanesi non avrebbero neanche lo spazio per lavorare. Diciamo piuttosto che i ricchi che vivono a Milano vivono nei soliti bei quartieri già elencati. Ma che siano milanesi, e che lavorino non si legeg a nessuna parte. Anzi, chi vive in via San Michele del caso dubito fortemente che abbia un reddito 30.000 euro l'anno. Di sicuro in quella via il reddito medi non è quello.
solo constatazione. Nel senso che non sono solo quelli che non possono permettersi di comprare a Milano che vanno fuori, c'è chi sceglie dliberatamente di andar fuori le mura spagnole, pur potendo tranquillamente starsene dentro. DE gustibus
errore nel titolo: i milanesi ricchi abitano a milano; se non abitano a milano NON sono milanesi, sono provinciali.
forum.milano.corriere.it/milano/16-06-2010/dove-abitano-i-milanesi-ricchi-1567...
ccc56
30/08/2010 10:53
 
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Prezzi giu' in periferia
Si vende al 30% in meno ma nessuno compra


clicca per ingrandire



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04/09/2010 11:43
 
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Milano, focus sul mattone
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05/09/2010 08:36
 
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Re:
(sylvestro), 04/09/2010 11.43:





grazie silvestro, ho letto con molto interesse i prezzi di milano zona per zona.
alcune considerazioni: 5.500 euro fabio filzi- centro direzionale, una follia, stazione centrale, zona critica e decisamente male abitata.
idem melchiorre gioa a 5.100 mq
abruzzi - loreto 4700 mq, meglio vivere lontano da loreto, un bazaar di stranieri chiassosi e spacciatori.
sono d'accordo con i prezzi del centro, sono altissimi ma se tanto mi da' tanto, con zone periferiche che dovrebbero decisamente calare i prezzi, il centro rimane ancorato ai suoi livelli e non cala.
[Modificato da ccc56 05/09/2010 08:43]
ccc56
05/09/2010 10:52
 
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Re: Re:
ccc56, 05/09/2010 8.20:



ciao silvestro, sono ritornato e grazie del contributo alla discussione.
...
Purtroppo anche se poi ci si adatta ad abitarla comunque.



Bentornato [SM=g1747529]

Si, purtoppo su Milano si confermano alcune impressioni che erano state gia' dette e capisco il tuo disappunto da milanese doc.

Pero' tu hai progetti su Monza [SM=g6957] e li la situazione dovrebbe essere decisamente migliore. [SM=g1750163]
[Modificato da (sylvestro) 05/09/2010 10:53]
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05/09/2010 15:26
 
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Re: Re: Re:
(sylvestro), 05/09/2010 10.52:



Bentornato [SM=g1747529]

Si, purtoppo su Milano si confermano alcune impressioni che erano state gia' dette e capisco il tuo disappunto da milanese doc.

Pero' tu hai progetti su Monza [SM=g6957] e li la situazione dovrebbe essere decisamente migliore. [SM=g1750163]




eh si, Monza o un paese dell'hinterland o della provincia e' decisamente migliore di tutte le periferie milanesi, troppo degradate.
ma sai, io abitando dove abito, sono forse un po' troppo condizionato e
selettivo per cui il mio giudizio su certe zone di milano diventa molto negativo.
E immagino che tra qualche decennio la situazione con tutti i disperati
stranieri che si fiondano qui per trovare casa e lavoro sara' ancora peggio.
ci sara' una milano dei "ricchi" sempre piu' ricchi e un sottobosco
di poveri sempre piu' poveri.
ccc56
05/09/2010 15:33
 
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Re: Re: Re: Re:
ccc56, 05/09/2010 15.26:


...
E immagino che tra qualche decennio la situazione con tutti i disperati stranieri che si fiondano qui per trovare casa e lavoro sara' ancora peggio.

ci sara' una milano dei "ricchi" sempre piu' ricchi e un sottobosco
di poveri sempre piu' poveri.




Non sono daccordo con il primo pezzo

I flussi di esodo sono seguiti da quelli di controesodo con effetto ritardato ed amplificato dai cicli economici.

Esiste una sorta di "moda" anche in questi fenomeni; i flussi di migrazione saranno portati a preferire sempre i lidi piu' benestanti, quindi, paradossalmente, una certa puntuale cattiva pubblicita' per zone ex-desiderabili sveltira' il processo di rinascita.

Ovvio che si tratta di processi lenti spalmati nei lustri.

Sono daccordo con il secondo pezzo ma riguarda un po' tutto il mondo ed e' sempre stato cosi, piaccia o no.
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05/09/2010 16:53
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
(sylvestro), 05/09/2010 15.33:





Esiste una sorta di "moda" anche in questi fenomeni; i flussi di migrazione saranno portati a preferire sempre i lidi piu' benestanti, quindi, paradossalmente, una certa puntuale cattiva pubblicita' per zone ex-desiderabili sveltira' il processo di rinascita.

Ovvio che si tratta di processi lenti spalmati nei lustri.


infatti e spero che tu abbia ragione per la rinascita ma io in tanti tanti anni ho visto una rinascita non sufficiente per quanto riguarda milano.
ultimamente si sta facendo qualcosa ma sempre nelle zone migliori,il brutto rimane brutto o forse diventa meno brutto con il processo di rinascita ma i grossi problemi di degrado e poca integrazione rimangono gli stessi.
ccc56
07/09/2010 11:48
 
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milano, gheddafi si compra la torre velasca

Martedì, 7 settembre, 2010 - 07:24


è il simbolo dei tempi. se fosse reale la voce che vuole i libici interessati all'acquisto della torre velasca di milano (vedi le foto), appena dopo la visita del muammar gheddafi in italia, si potrebbe dire che l'opera inconfondibile dello studio bbpr (banti, belgioioso, peressutti e rogers), sarebbe ancora una volta, come quando la costruirono in pieno boom della metropoli, il simbolo dei tempi

sembra, infatti, che tra i candidati acquirenti siano spuntati anche i libici. la voce, peró è stata smentita dal gruppo ligresti che ha messo in vendita il "grattacielo con le giarrettiere", ma continua a circolare forte della visita del muammar pronto ad investire nel nostro paese

c'è ancora tempo per sapere se i libici sono davvero pronti a comprarsi la torre velasca, visto che il bando per la presentazione della domanda scade il 24 settembre e solo ad ottobre comincerà la seconda fase, cioè l'accesso a tutte le informazioni necessarie per decidere se presentare effettivamente entro il 3 dicembre l'offerta vincolante

questo, aperto dal gruppo ligresti, non è l'unico passaggio di proprietà che vede interessata la torre di milano. già la ras, precedente proprietario ha venduto a ligresti nel 2002, quando ha dovuto dismettere in blocco gli immobili

www.idealista.it/news/archivio/2010/09/06/011920-milano-gheddafi-compra-torre...
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moschea - news
Una risposta a Tettamanzi: la moschea non è una priorità
Pubblicato da Giovanni Morandi Mar, 07/09/2010 - 08:40

Sono abbastanza arrabbiato, si può dire così?, con il mio cardinale Tettamanzi, perché ancora una volta ha gettato benzina sul fuoco delle polemiche chiedendo che venga costruita subito una moschea a Milano. Io, e non sono solo, non ritengo affatto che la moschea sia una priorità, ce ne sono tante altre molto più gravi. Secondo me bisogna agire con cautela e bisogna evitare tutto ciò che alimenta le incomprensioni. Maria Cottini, Milano

LA FONDATEZZA delle sue osservazioni è nelle parole di Abdel Hamid Shaari, presidente dell’Istituto islamico milanese di via Jenner. «Il cardinale Tettamanzi — ha detto — è l’unica coscienza morale ed etica rimasta a Milano. L’unico ad avere una dialettica normale fatta di tolleranza. Non è così per la politica di questo Paese, che non è affatto normale, non dialoga, è di parte, non rispetta la Costituzione e la Carta dei diritti umani, in un clima di intolleranza condita da razzismo e xenofobia, fomentando la paura verso chiunque è diverso». Cercherò di controllarmi, perché giudico offensiva la descrizione che Shaari fa dell’Italia. Mi limito ad osservare che questa è la prova di quanto sia sbagliato pretendere scorciatoie per trovare soluzioni ad un problema difficile che deve vedersela con sensibilità contrapposte. A Sahaari, che mi risulta di origine libiche e trova l’Italia così illiberale, suggerisco di tornarsene in Libia, che forse è più vicina ai suoi gusti.
club.quotidiano.net/morandi/una_risposta_a_tettamanzi_la_moschea_non_e_una_...




Il fondamentalismo non fa paura. Avanza l'ipotesi del referendum
Sondaggio per la moschea
Imprenditori, vince il «no»
Favorevole solo il 30 per cento. «Niente fondi pubblici» *


Il fondamentalismo non fa paura. Avanza l'ipotesi del referendum

Sondaggio per la moschea
Imprenditori, vince il «no»

Favorevole solo il 30 per cento. «Niente fondi pubblici»

MILANO - Una grande moschea tutta nuova a Milano? A tre imprenditori milanesi su dieci andrebbe anche bene, mentre a storcere il naso o peggio sarebbero almeno in cinque. Ma non per questioni di sicurezza, come paventa il vicesindaco Riccardo De Corato: del terrorismo islamico, a quelli della Milano che produce, gli importa zero o quasi. Più che altro, semplicemente, è un fatto di rottura di scatole e danèe: l'unica cosa che veramente non vogliono è che a pagarla, la moschea, siano le casse pubbliche. E l'unica difficoltà che veramente vedono è quella di trovare un quartiere che la moschea, alla fine, sia disposto a prendersela. Non è ancora il referendum invocato ieri da De Corato, d'accordo, ma se un sondaggio può mai cadere a fagiolo questo sembra fatto apposta: lo aveva promosso la Camera di Commercio due mesi fa tra 500 imprenditori e lavoratori di Milano.

C'erano anche due domande, per l'appunto, sulla questione della moschea tornata ora d'attualità dopo che il cardinale Dionigi Tettamanzi ne ha riproposto l'urgenza per l'ennesima volta in tre anni. Più che le percentuali dei favorevoli e contrari in senso stretto sono interessanti i motivi. E se è scontato che le ragioni dei primi siano sostanzialmente le stesse invocate dal cardinale («integrazione, apertura, dialogo»), merita di essere sottolineata invece la motivazione che per i contrari sta al primo posto: «Perché i soldi pubblici - così il 12 per cento - si possono spendere meglio». Minori le percentuali di chi pensa che la presenza di una moschea «non aiuterebbe l'integrazione» (8 per cento) o «creerebbe problemi» in quanto sarebbe «difficile trovare una zona per costruirla» (6 per cento).

Il vicesindaco, da parte sue, ieri aveva insistito su una motivazione ancora più specifica: «La questione non è urbanistica e neanche di libertà religiosa. Riguarda la sicurezza», ha detto. Ha richiamato il pericolo del terrorismo e il «fondamentalismo della Jihad», prima di concludere: «Se vogliamo essere garantisti, lasciamo la parola ai milanesi perché si esprimano con un referendum». Senonché anche tra gli imprenditori più contrari alla ipotesi-moschea, come si è detto, il pericolo terrorismo incide solo per l'1,7 per cento.

Del resto anche dentro la giunta comunale l'idea del referendum non è condivisa proprio da tutti, anzi: «La politica - dice l'assessore Giampaolo Landi di Chiavenna - deve assumersi la responsabilità di decidere, su temi come questi non ci si può lavare le mani». «Sconcertante pensare a un referendum sulla libertà religiosa», dice Michele Farina dall'estrema sinistra. Ma l'idea alla Lega e non solo piace eccome, dal vicepresidente della Regione, Andrea Gibelli, fino al ministro Andrea Ronchi. Romano La Russa, assessore regionale nonché fratello del ministro Ignazio, approfitta dell'occasione per allargare il discorso rispondendo all'altro ministro Roberto Maroni: «Sono d'accordo con lui quando dice di non essere un costruttore di moschee, ma vorrei non fosse neppure un agente immobiliare che ora assegna case ai rom». Il riferimento è ai 25 alloggi Aler da destinare alle famiglie rom che lasceranno il campo di via Triboniano. Intanto si attende la fine del Ramadan, che quest'anno coinciderà con l'inizio del 5771esimo anno ebraico. La festa per la rottura del digiuno martedì sera al Teatro Ciak.

Paolo Foschini
07 settembre 2010


milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_settembre_7/sondaggio-moschea-referendum-17037118361...
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nomadi a milano
Lo sgombero era stato autorizzato dalla Prefettura e previsto da tempo
Rom, in corso sgombero in via Rubattino - zona lambrate -est milano
Blitz della polizia nell’insediamento dove vivono 250 persone tra tende e baracche
Lo sgombero era stato autorizzato dalla Prefettura e previsto da tempo
Rom, in corso sgombero in via Rubattino


MILANO - Intorno alle 7 di martedì mattina la polizia ha iniziato lo sgombero dell’insediamento abusivo di via Rubattino a Milano, nel quartiere di Lambrate, negli ex capannoni dell'Innocenti, dove in un centinaio tra tende e baracche vivono solitamente circa 250 rom, di cui una settantina di bambini, in un'area degradata e con condizioni igieniche molto precarie. Insieme con la polizia, sul posto sono intervenuti anche i vigili urbani e i servizi sociali del Comune. Si stanno rimuovendo il centinaio fra baracche e tende, fatiscenti, costruite sul posto mentre l'intera zona sta per essere messa in sicurezza. Secondo quanto riferisce la Questura, le operazioni si stanno svolgendo senza incidenti.
Soddisfazione viene espressa dal vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato: «I cittadini, che da mesi sono stati tenuti sotto assedio da questi nomadi mi stanno già inviando numerosi messaggi di ringraziamento per l’intervento, che proseguirà nei prossimi giorni - ha detto -. La proprietà, grazie anche a due diffide inoltrate dal Comune, sta già provvedendo alla messa in sicurezza dell’area, come è previsto da una convenzione stipulata con l’Amministrazione nel 2008. E ha chiamato Amsa, sostenendo così i costi, per l’abbattimento di circa 74 baracche e 35 tende e la rimozione di diverse tonnellate di rifiuti. E predisporrà un servizio di guardania fissa per evitare nuove intrusioni».

LO SGOMBERO - Lo sgombero era stato autorizzato dalla Prefettura e previsto da tempo. «I residenti - ha detto ancora De Corato - hanno continuato a segnalare l’aumento di furti e molestie nei confronti di donne del quartiere. Con i nomadi che spadroneggiano. Criticità segnalate anche in un esposto della Commissione Sicurezza del Consiglio di Zona 3 in cui si denuncia come l’arrivo dei rom abbia causato e sia è coinciso con la registrazione di tutta una serie di problemi, violazioni di domicilio, furti in appartamento, nei cantieri edili, negli esercizi commerciali, nei bar, in ristoranti, accattonaggio, aggressioni e intimidazioni varie e allacci abusivi alla rete idrica e elettrica. Per non parlare delle segnalazioni di situazioni di degrado, imbrattamenti di strutture pubbliche e private, atti di vandalismo, automobili scarabocchiate, cancelli e recinzioni divelte. All'arrivo degli agenti, nel campo sono stati trovati circa 150 immigrati romeni fra i 250 che vi vivevano abitualmente. La gran parte si è allontanata mentre una quarantina di stranieri è rimasta a parlare con i funzionari dei servizi sociali del Comune che prestano assistenza a donne e bambini. I minori sono 45. «Lunedì prossimo avrebbero dovuto iniziare la scuola», ha detto una delle donne che avevano ospitato i bambini dopo il precedente sgombero. «Avevano iniziato un percorso in diverse comunità di recupero, e questo sgombero rischia di vanificare tutti gli sforzi», ha aggiunto.

A SCUOLA - Alcuni bambini dell'insediamento avevano iniziato la scorsa settimana il prescuola, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, dai volontari della parrocchia dei Santi Martino e Gerolamo Emiliani e da due delle insegnanti delle scuole elementari della zona. «Sono una ventina - racconta Flaviana Robbiati, maestra nella scuola di via Feltre -. È un'iniziativa del gruppo dei volontari che da mesi sta cercando di aiutare le famiglie rom». «Siamo preoccupati, perchè si profila ancora uno sgombero senza alternative - ha aggiunto alla vigilia delle operazioni di polizia Flaviana Robbiati-. I bambini sono iscritti nelle scuole della zona, se le loro famiglie vengono mandate via senza un progetto di inserimento sociale, rischiano di perdere l'anno scolastico». Sui rom di via Rubattino è intervenuta anche Patrizia Quartieri, consigliera comunale di Rifondazione Comunista: «Non si può aspettare oltre senza pensare a soluzioni vere: abitazioni e accompagnamenti lavorativi che mettano in grado queste famiglie di poter pagare l'affitto, mandare i figli a scuola e integrarsi realmente. Tutto questo sarebbe costato meno degli sgomberi. Gli sgomberi perpetuano i campi abusivi e le situazioni di pericolo, di cui le istituzioni diventano responsabili».

Redazione online
07 settembre 2010


milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_settembre_7/sgombero-rom-17037114071...
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Martedi 07 Settembre 2010
Barroso: no al razzismo.
Maroni: espellere i rom

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione dice no al razzismo e alla xenofobia. Ma dalla Francia Maroni rilancia la linea d’oltralpe. I comunitari non in regola vanno espulsi dall’Italia. L’Europa agisca unita

“O nuotiamo insieme o affondiamo insieme”. A Strasburgo Josè Manuel Barroso, presidente dell’Unione Europea davanti alla sessione plenaria dell’Europarlamento, ha lanciato il monito contro il razzismo e la xenofobia. “Su questioni così delicate tutti dobbiamo agire con sensibilità, e non risvegliare i fantasmi del passato”, ha aggiunto.
Quanto all’economia, la Commissione presto, entro l’autunno, studierà il modo di tassare le attività finanziarie. Il presidente ha anche sottolineato che l’Europa ha superato la prova della crisi.
Ma dalla Francia il ministro dell’interno Maroni, in trasferta per un seminario proprio sul tema dell’immigrazione ha affermato: “Bisogna espellere i cittadini comunitari che non rispettano la direttiva europea sul soggiorno dei paesi membri”.
Il problema a cui allude Maroni è che i cittadini europei, come per esempio i rom di nazionalità rumena, secondo le norme europee non possono essere espulsi, anche se la libera circolazione all’interno dell’Unione prevede tre mesi di permanenza. Ma “chi non rispetta queste regole di fatto rimane impunito perché gli Stati non hanno gli strumenti per disporre l’allontanamento. Per questo ho già chiesto alla commissaria europea di prevedere sanzioni che servano a far rispettare le regole.” E la sanzione a cui pensa il ministro, è espulsione e rimpatrio


www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-d515313e-ab51-4454-b1dd-42caa6aee...
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Cronaca | 26/08/2010 | ore 11.36 »
Milano: Molteni (Lega), non favorire nomadi su assegnazione case

Milano, 26 ago. (Adnkronos) - "E' giusto che vengano rispettate le esigenze e le attese di chi per una vita intera ha contribuito con il proprio lavoro allo sviluppo del nostro Paese. Per questo, non devono esservi corsie preferenziali per nessuno, neanche per i nomadi". Cosi' la deputata milanese della Lega Nord, Laura Molteni, interviene sul tema delle assegnazioni delle case popolari agli immigrati.

Sull'ipotesi di assegnazione di case popolari del quartiere Corvetto ai nomadi dell'ex campo Tiboniano, "mi sembra -sottolinea- alquanto inadeguata e improvvida vista l'alta tensione gia' registrata sul problema sicurezza nella zona per la quale si e' resa necessaria una apposita ordinanza del sindaco Moratti. Se effettivamente si concludessero tali assegnazioni, la zona Corvetto potrebbe trasformarsi in una vera e propria polveriera pronta ad esplodere".

Oltre a istituire un tetto del 20 per cento alle assegnazioni di alloggi pubblici agli immigrati e allo sbarramento dei cinque anni di residenza necessari per poter chiedere la casa popolare, il Carroccio vuole "che siano rispettate appieno le leggi e le norme che regolamentano la presenza di cittadini stranieri, anche comunitari. Per questo, -conclude- chi dopo tre mesi di permanenza sul nostro territorio non dimostra chiaramente con quale reddito puo' mantenersi e' giusto che faccia ritorno al suo Paese".

www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=476037
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Emergenza nomadi
in città
"Case ai rom,
paghi Colmegna"

Il leghista Alessandro Morelli: costi e danni a carico delle associazioni. Gli alloggi sono tutti in periferia: dal Corvetto al Giambellino.


Milano, 3 settembre 2010 - Arriva subito la premessa: «Sia chiaro, noi le case ai rom non vogliamo che vengano assegnate». Poi parte l’affondo: «Nel caso in cui ciò avvenisse, a pagare canoni ed eventuali danni sia don Virginio Colmegna». Il capodelegazione della Lega Nord in Giunta comunale, l’assessore al Turismo Alessandro Morelli, entra polemicamente nella vicenda che riguarda l’assegnazione di 25 alloggi a famiglie di nomadi che dovranno essere sgomberate entro pochi mesi dal campo rom di via Triboniano, un insediamento che sparirà per consentire la realizzazione di una strada per raggiungere l’area dell’Expo 2015.

Le case da consegnare ai nomadi sono tutte in periferia: dal Corvetto al Giambellino fino allo Stadera e a via Quarti. Il progetto elaborato dal Comune ed approvato e finanziato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni — come precisato dall’assessore comunale alle Politiche sociali Mariolina Moioli — consiste nell’assegnare temporaneamente case che non rientrano nelle graduatorie Erp non a persone fisiche ma ad associazioni di volontariato che dovrebbero inserire le famiglie rom in percorsi di legalità. Tra queste associazioni, la Casa della Carità diretta da don Colmegna. Da qui l’affondo di Morelli, che segue alla polemica scoppiata mercoledì tra Popolo della Libertà e Lega sulla paternità del piano degli alloggi ai rom del campo di via Triboniano. Secondo il pidiellino Romano La Russa, il progetto è stato firmato dal ministro leghista Maroni. Dal Viminale hanno già smentito. Martedì prossimo il prefetto Gian Valerio Lombardi, che è commissario straordinario all’emergenza nomadi, è stato convocato al ministero dell’Interno per chiarire i termini della vicenda.



Sembre un classico caso di «scaricabarile» per motivi politico-elettorali. Né il Pdl né la Lega vogliono sentirsi rinfacciare la paternità del progetto «case ai rom». La Russa parla di «italiani che da anni aspettano le case discriminati a vantaggio dei nomadi». Il presidente del Consiglio regionale, il lumbard Davide Boni, ribatte che la Lega non c’entra nulla con il progetto. Morelli fa un passo avanti: se le case saranno assegnate, sia don Colmegna a pagare costi e danni.

www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2010/09/03/379035-emergenza_nomadi_cit...


19.08.2010
LA PROTESTA
Casette e posti auto ai rom di Milano
i leghisti contestano il leader Bossi
Mille firme per fermare un nuovo campo. E in 13 restituiscono al Carroccio la tessera del partito
di FRANCO VANNI

Casette e posti auto ai rom di Milano i leghisti contestano il leader Bossi


Leghisti contro la Lega. Succede a Milano, in via Padova, zona simbolo della convivenza difficile con gli stranieri. Mille residenti dell’associazione Riprendiamoci Milano che si riconoscono nella Lega sfogano la loro rabbia in una lettera a Umberto Bossi. Gli chiedono di fermare la costruzione di un campo nomadi a due passi da casa, dove nel febbraio scorso scoppiò la rivolta degli egiziani. I lavori cominceranno in autunno: casette, giardini e posti auto per i nomadi. Un progetto del Comune, dove la Lega è nella maggioranza, finanziato con 5 milioni di euro dal ministro Maroni.

La lettera, accompagnata da 987 firme, ha toni duri: "A Milano la Lega regala casa ai rom — si legge — mentre le aziende chiudono, con padri e figli senza lavoro". I mille di via Padova restituiranno a Bossi 13 tessere di un partito che "ha perso identità". L’associazione ha già raccolto 10mila firme, non solo di leghisti, contro il campo "di transito" (dove i nomadi potranno sostare temporaneamente) che sostituirà l’accampamento abusivo che c’è oggi. Dopo la rivolta degli egiziani, Riprendiamoci Milano aveva manifestato allo slogan "rivogliamo la nostra città", fischiando tutti i politici tranne i leghisti, "gli unici che fanno qualcosa", "un partito della gente".

Ma ora i duri di via Padova presentano il conto. La lettera a Bossi è scritta in prima persona, a parlare è Raffaella Piccinni, 35 anni, tassista, militante sospesa per dieci mesi dal partito in nome della sua "linea dura contro gli zingari". Un approccio che in via Padova ha fatto breccia. Paolo, 34 anni, nato a Salerno: "Bossi è l’unica speranza — dice — chi ha i rom sotto casa può capire".

milano.repubblica.it/cronaca/2010/08/19/news/lega-6382799/
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rom
Rom a Milano: peccato siano così pochi

giovedì, 26 agosto 2010

Rassegna Stampa
Rom a Milano: peccato siano così pochi

Questo articolo è uscito sul Diario di “Repubblica”.
Il vicesindaco Riccardo De Corato, eterno secondo della politica milanese, contabilizza gli sgomberi di campi rom effettuati negli ultimi quattro anni con la meticolosità del cow-boy che incide una tacca dopo l’altra sulla pistola: 301 prestazioni da buttafuori, a suo dire.
Col risultato che ormai in città è divenuto vorticoso il viavai di questo materiale umano considerato scadente, così poco riciclabile da meritarsi un curriculum da veterani: gli ex del campo di San Dionigi provenienti dallo sgombero di via capo Rizzuto espulsi dal cavalcavia Bacula e parcheggiati in via Idro fino alla tacca prossima ventura di De Corato. Una massa di “ex”, sempre gli stessi, non fosse per la natalità elevata che rifornisce continuamente la tragedia di altri bambini sballottati qui e là, dunque sottratti per via poliziesca alla frequenza scolastica.
I rom a Milano svolgono una funzione importante. Peccato che ce ne siano troppo pochi. Quando sperava ancora che l’imitazione del gergo leghista gli avrebbe conservato la presidenza della Provincia, Filippo Penati (Pd) si esibì in un gioco di parole davvero raffinato: “Altro che ripartire i rom fra i diversi comuni dell’hinterland, come chiede il governo Prodi. I rom se ne devono ripartire tutti quanti!”. Cosa c’è di meglio, per un politico in difficoltà, che mettersi dalla parte del popolo, irridendo gli scrupoli dei soliti privilegiati?
E’ così che ai rom milanesi è toccata la sorte poco evangelica di venir moltiplicati, proprio come i pani e i pesci sul lago di Tiberiade. Il succitato Penati giunse a contare 20 mila nomadi –ventimila!- disseminati pericolosamente tra le vie della metropoli. Una cifra insopportabile per la povera Milano. Non si ricordano ulteriori precisazioni del leader democratico allorché il censimento dei campi rom, promosso nel 2008 dal nuovo ministro cattivista Maroni, rivelò che bisognava togliere un zero: i rom che minacciano la pacifica Milano risultavano essere poco più di duemila. Troppo pochi, appunto, e infatti la politica bisognosa non ha smesso di moltiplicarli neppure dopo il censimento. E’ dei giorni scorsi un’intervista di Letizia Moratti, bisognosissima di ricandidatura a sindaco, nella quale si legge questa mirabolante affermazione: i rom a Milano sarebbero stati ancora diecimila (bum!) nel 2008, dopo di che –forse per merito delle 301 tacche di De Corato?- il loro numero si sarebbe drasticamente ridotto. Un esodo di sette-ottomila “scarti umani”, più tenaci da debellare che non gli stessi topi, come graziosamente dichiara il leghista Matteo Salvini, aspirante vicesindaco, realizzato dunque in un biennio, alla chetichella? Chi ha visto le carovane dei partenti, con i materassi sulle spalle e i bambini per mano? Dove sono andati, con quali mezzi di trasporto s’è conclusa la “derattizzazione”? E come mai, dall’alto dei suoi 301 sgomberi, il cow-boy De Corato può citare solo 32 casi di rom stranieri rimpatriati per motivi di sicurezza dal 2007, più altri 143 segnalati (pro forma) alla prefettura per cessazione dei diritti di soggiorno?
E’ buffo a dirsi, ma a Milano sono certamente più numerosi i nomadi romeni allontanati dai campi e rimpatriati senza clamore da parte del volontariato sociale –magari con qualche centinaio di euro d’incoraggiamento in tasca- per tutelare i faticosi processi d’integrazione di chi vi risiede. Ora però c’è un’altra faccenda che i cacciatori cittadini dei rom vivono con imbarazzo. A furia di promettere la chiusura degli insediamenti abusivi, tra uno sgombero e l’altro toccherebbe loro impiegare nei campi autorizzati e/o in fornitura di alloggi popolari una parte almeno dei milioni di euro già da tempo messi a disposizione della Prefettura. Col risultato di mandare in bestia i leghisti più accesi, che si sentono traditi non solo da Maroni ma perfino da Salvini. Nel quartiere di via Padova, per protesta contro il campo autorizzato di via Idro, hanno da poco stracciato la tessera del Carroccio una decina di militanti. Contro i rom, trovi sempre qualcuno disposto a essere più cattivo di te. Peccato siano così pochi.

www.gadlerner.it/2010/08/26/rom-a-milano-peccato-siano-cosi-pochi.h...



giovedì 26 agosto 2010, 08:00
Rom, la grande fuga: da 10mila a 1200 con la tolleranza zero



Uno sgombero ogni tre giorni e la presenza dei nomadi in città è scesa a 1.200 persone, dopo aver toccato la cifra record di diecimila nel 2007. I numeri vengono snocciolati dal vice sindaco Riccardo De Corato che però adesso rilancia e chiede al Governo interventi energici come quelli di Sarkozy in Francia che ha iniziato a espellere gli zingari, pur comunitari, se privi di mezzi di sostentamento. La cifra record di presenze venne toccata nel 2007, quando la Romania entrò nell’Unione europa e i loro cittadini, nomadi compresi, ebbero il diritto di circolare senza restrizioni in Eurolandia. I capi di governo più lungimiranti, come il socialista Zapatero in Spagna, intuirono il pericolo e imposero una moratoria, mentre Prodi li accolse a braccia aperte. Risultato i campi esistenti si gonfiarono e nuovi insediamenti abusivi nascevano quotidianamente
«Poi con un’azione costante del Comune e della Prefettura, che ha prodotto 302 sgomberi in tre anni - spiega De Corato - siamo riusciti a contenere l’esplosione di flussi. Attualmente i rom a Milano sono circa 1.200». Gli insediamenti abusivi più numerosi sono all’ex Innse di via Rubattino - il più importante con circa 250 persone - in via Pestagalli e via San Dionigi, tutti presto oggetto di altri sgomberi.
«Ma è importante lanciare un altro segnale - conclude il vice sindaco - e cioé quello dei rimpatri per chi non ha le condizioni di autosostentamento e vive di espedienti illeciti, occupando illegalmente aree pubbliche e private. Esattamente come fa la Francia di Sarkozy».

www.ilgiornale.it/milano/rom_grande_fuga_10mila_1200_tolleranza_zero/26-08-2010/articolo-id=469272-page=0-co...
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I QUARTIERI CHE TENGONO A MILANO


IL CASTELLO SFORZESCO
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Il centro direzionale di Milano, presso la Stazione Centrale e l'espansione della città nella campagna verso nord-est
[IMG]http://i26.tinypic.com/2n6g6a.jpg[/IMG]

Il centro di Milano con il grattacielo di Piazza della Repubblica, la Torre Velasca, e il Duomo
[IMG]http://i25.tinypic.com/1625ymc.jpg[/IMG]

PIAZZA MISSORI- CENTRO
[IMG]http://i30.tinypic.com/1zzgf94.jpg[/IMG]

I grattacieli del centro direzionale milanese dall'alto del Pirelli
[IMG]http://i28.tinypic.com/wcio10.jpg[/IMG]

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PIAZZA DUCA D'AOSTA
[IMG]http://i26.tinypic.com/2heh4b4.jpg[/IMG]

SULLE GUGLIE DEL DUOMO
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Re:
(sylvestro), 09/09/2010 19.42:

Ma sono di tuo pugno?




no, sarei troppo bravo. belle vero???
Comunque le ho postate per far conoscere meglio milano, in seguito, postero' anche i quartieri in costruzione in zone meno pregiate ma interessanti.
ccc56
10/09/2010 17:11
 
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expo' 2015

Fondazione Fiera: «Entro settembre
accordo per l'acquisto delle aree Expo»
Trattative avanzate con i Cabassi, pagamento nel 2017. Cantoni: «Garantiamo trasparenza etica»

Mirabelli (Pd): resta molto da chiarire sull'asta e sulla futura urbanizzazione

Fondazione Fiera: «Entro settembre
accordo per l'acquisto delle aree Expo»

Trattative avanzate con i Cabassi, pagamento nel 2017. Cantoni: «Garantiamo trasparenza etica»

La bretella di Porta Est appena inaugurata (Fotogramma)

MILANO - Fondazione Fiera Milano sta definendo il possibile acquisto delle aree di proprietà dei Cabassi sulle quali sorgerà l'Expo. Lo ha detto il presidente della Fondazione Gianpiero Cantoni, a margine dell'inaugurazione della bretella di Porta Est della Fiera di Milano, infrastruttura che completa la viabilità all'interno del polo fieristico lombardo anche in vista dell'evento 2015. «La trattativa - ha detto Cantoni - dovrebbe concludersi entro settembre». «Queste - ha proseguito Cantoni - sono indicazioni che ci sono arrivate da Formigoni, Podestà e Moratti». Il pagamento ai Cabassi, ha spiegato, avverrà 18 mesi dopo la fine dell'Expo e quindi non prima del 2017. «Tra le condizioni che ho posto - ha aggiunto - c'è quella che non ci sia una "forchetta" di prezzo dei terreni, in modo da evitare ogni discussione». Riguardo alla valorizzazione dei terreni dopo il 2015, Cantoni ha spiegato che «avremo la disponibilità di questo terreno per metterlo sul mercato con un'asta completamente aperta, secondo le procedure di legge e la massima trasparenza».

Gianpiero Cantoni (Fotogramma)

TRATTATIVA AVANZATA - Cantoni ha sottolineato che la trattativa sta andando avanti; l'esecutivo della Fondazione in programma per giovedì è stato cancellato, in modo da avere più tempo per esaminare la questione. «Attualmente è in atto una due diligence, in quanto la Fondazione deve avere la massima prudenza e sicurezza sulla trasparenza dell'acquisizione», spiega Cantoni. I soci della Fondazione sono peraltro gli stessi di Expo 2015, vale a dire Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano. «L'auspicio - ha spiegato Cantoni - è che i terreni facciano parte di una Fondazione che è emanazione della collettività della Regione». Questo «per evitare che ci siano sospetti di speculazioni grazie al fatto che la Fondazione è un soggetto privato, ma a indirizzo pubblico».

ENTRO FINE SETTEMBRE - Una volta terminata la due diligence, la palla ripasserà ancora agli enti locali per la valutazione e «procederemo solo quando avremo la loro approvazione» e comunque «entro la fine di settembre contiamo di arrivare alla formalizzazione». Il problema di dove trovare i soldi per acquistare le aree sarà spostato in là nel tempo, «18 mesi dopo la conclusione dell'Expo», e quindi a inizio 2017. «Questa - ha detto Cantoni - è stata la condizione che ho posto, perché non vogliamo fare acquisizioni che porterebbero a un'ulteriore esposizione e perché è giusto che quando noi avremo una prospettiva di ricavo ce l'abbiano anche i Cabassi». Intanto, però, le aree saranno immediatamente nella disponibilità di Fondazione, che le cederà in comodato d'uso alla società Expo 2015 per la realizzazione dell'evento.

LA VALORIZZAZIONE URBANISTICA - Sul futuro, dopo il 2015, «ci aspettiamo per una parte di queste aree la possibilità di una valorizzazione urbanistica», ha sottolineato Cantoni. Ma non sarà la Fondazione ad occuparsene. «Posso dire - ha messo le mani avanti - che la Fondazione non ha come suo core business lo sviluppo di terreni o la costruzione di case». «Quello che possiamo garantire - ha aggiunto - è l'assoluta trasparenza etica e la non speculazione». Il percorso prevede un ritorno delle aree sul mercato: «Avremo la disponibilità di questo terreno per metterlo sul mercato con un'asta completamente aperta, secondo le procedure di legge e la massima trasparenza».

L'ORGANIZZAZIONE - Il gruppo Fondazione Fiera Milano, come annunciato nei giorni scorsi dall'ad di Expo 2015, Giuseppe Sala, potrebbe contribuire anche all'organizzazione dell'evento. «Il gruppo organizza eventi da un secolo - ha spiegato Cantoni - e chi meglio di noi può aiutare a organizzare un evento come l'Expo? Noi ci mettiamo a disposizione per i servizi e per fornire la nostra professionalità».

Franco Mirabelli, consigliere regionale del Pd

DUBBI E PREOCCUPAZIONI - Secondo Franco Mirabelli, consigliere regionale del Pd, la soluzione prospettata da Cantoni «desta molti dubbi e qualche consistente preoccupazione, anche se finalmente, con grande ritardo e dopo mesi di confusione, almeno si parte da una proposta concreta». «Resta ancora molto da chiarire - spiega l'esponente Pd in una nota - sia sulla praticabilità delle procedure con cui le aree verranno messe a disposizione della società dell'Expo, sia su come si farà l'operazione di acquisto e poi di vendita dei terreni, sia su cosa succederà nel sito dopo il 2015» visto che «non è affatto chiaro - precisa Mirabelli - se e quale parte dei terreni dell'Expo rimarrà pubblica dopo l'esposizione e quindi quali realizzazioni resteranno a disposizione della città». Secondo Mirabelli «occorre soprattutto capire quali plusvalenze sono attese dall'asta che la Fondazione annuncia di voler fare dopo la conclusione delle manifestazioni, perché c'è il rischio concreto che la valorizzazione si traduca in tassi di consumo di suolo e in costruzione di volumetrie insopportabili per quel territorio. Su tutto ciò occorre massima chiarezza».

Redazione online
09 settembre 2010(ultima modifica: 10 settembre 2010)


milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_settembre_9/expo-aree-acquisto-fondazione-fiera-cabassi-cantoni-17037285884...
[Modificato da ccc56 10/09/2010 17:12]
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10/09/2010 17:25
 
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moschea
ISLAM E INTEGRAZIONE
Moschea a Milano, la Cei con Tettamanzi
"Non è un affronto alla religione cattolica"
Monsignor Spreafico: "E' una questione che va affrontata senza conflitto e pragmatismo"
E la comunità islamica ringrazia pubblicamente l'arcivescovo durante la preghiera al Ciak

Dopo l'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, anche la Conferenza episcopale italiana (Cei) si schiera apertamente sulla necessità che nel capoluogo lombardo venga realizzata una moschea per la sua numerosa comunità islamica. A parlare a nome dei vescovi italiani è monsignor Ambrogio Spreafico, vescovi di Frosinone e presidente della commissione Cei per l'evangelizzazione dei popoli e il dialogo fra le Chiese, il quale ha detto che la realizzazione di una moschea a Milano "non è un affronto alla nostra sede".

Le parole di monsignor Spreafico sono arrivate in concomitanza con la preghiera di fine Ramadan al teatro Ciak. "Grazie al Cardinale di Milano". Questo messaggio, scritto a pennarello su un cartellone, campeggia alle spalle delle centinaia di islamici inginocchiati nel cortile del Teatro Ciak di Milano per la preghiera di fine ramadan. Le parole sull'integrazione pronunciate nei giorni scorsi dal cardinale Dionigi Tettamanzi sono state "molto apprezzate" dalla comunità islamica milanese.

Il "grazie" degli islamici a Tettamanzi

Alla lettera di auguri arrivata dall'arcivescovado si è aggiunta quella spedita dal Vaticano. Il presidente del centro culturale islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, le stringe fra le mani: "Sono ormai tanti anni che dialoghiamo, siamo alleati". L'eventuale costruzione di una moschea a Milano resta il tema più caldo tra gli islamici radunati al teatro in via Procaccini. "Se avessimo avuto una moschea, saremmo stati molti di più", assicura Shaari.

Spreafico ha citato proprio l'appello pronunciato qualche giorno fa da Tettamanzi, contro il quale si è schierata apertamente la Lega Nord, sostenendo che non vede il motivo per cui "in una grande città come Milano non ci possa essere una moschea: non vedo in questo un affronto al radicamento delle radici cristiane o alla nostra fede. Poi pragmaticamente, ma anche con tranquillità, si può discutere il dove e il come". E ancora: "E' una questione che va affrontata senza conflitto e pragmatismo. Il problema di quest'epoca è che tutto diventa motivo di contrapposizione è diventato impossibile ragionare: ci vuole più cultura, volontà di dialogo e di costruire il bene comune".

milano.repubblica.it/cronaca/2010/09/10/news/moschea_a_milano_la_cei_con_tettamanzi_non_un_affronto_alla_religione_cattolica-6937...
[Modificato da ccc56 10/09/2010 17:32]
ccc56
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